Trump all’Onu: “Il cambiamento climatico è una truffa”. Tocca ai volontari salvare i dati scientifici

All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente Trump si scaglia contro l’Europa e le politiche verdi. Intanto, il sito di riferimento Usa per l’informazione climatica è stato chiuso. Il team, senza lavoro, sta aprendo una nuova piattaforma indipendente
“Questo cambiamento climatico è il più grande imbroglio mai perpetrato al mondo”. Ha parlato senza indugi Donald Trump, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 23 settembre, con un discorso durato circa un’ora, superando di oltre tre volte il tempo concesso a ogni Capo di Stato. Di fronte a 190 rappresentanti politici si è scagliato contro l’Unione Europea, soprattutto sui temi dell’immigrazione e delle politiche green, mirate a mitigare le emissioni di gas climalteranti e gli effetti ormai innegabili della crisi climatica in atto. Per questi impegni, ha sentenziato, “i Paesi europei andranno all’inferno”. Un discorso ben infarcito di falsità e bugie.
“L’impronta di carbonio è una bufala, inventata da persone con intenzioni malvagie – ha proseguito il Tycoon – che si stanno dirigendo verso un percorso di distruzione totale. L’Europa ha ridotto la sua impronta di carbonio del 37% con enormi costi interni. Congratulazioni Europa – ha commentato sarcastico – Vi è costato molti posti di lavoro, molte fabbriche chiuse (…) è un’assurdità. Negli Stati Uniti abbiamo ancora ambientalisti radicali che vogliono che le fabbriche si fermino. Vogliono fare cose incredibili”.
Insistendo sull’inutilità della transizione ecologica, il presidente ha definito una “barzelletta” le energie rinnovabili, soprattutto eolico e fotovoltaico, continuando a difendere il carbone, che definisce “bello e pulito”. “L’effetto principale di queste brutali politiche energetiche verdi non è stato aiutare l’ambiente ma ridistribuire l’attività manifatturiera e industriale dei Paesi sviluppati che seguono le regole folli imposte ai Paesi inquinanti, che infrangono le regole e fanno fortuna”.
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Oltre ai commenti negativi, coloriti da un’espressione sempre indignata, il presidente ha riservato complimenti solo al proprio operato, ricordando che gli Stati Uniti, grazie a lui, sono “usciti dalla farsa degli Accordi di Parigi” perché “l’America stava pagando molto di più di tutti i Paesi. Gli altri non stavano pagando”. E ha poi aggiunto: “Se non vi allontanate da questa truffa green, i vostri Paesi falliranno”.
Negazionista convinto, dall’inizio del suo secondo mandato il presidente Donald Trump vede la scienza climatica come suo grande nemico. Il blocco dei fondi all’università e al mondo della ricerca, la chiusura delle agenzie informative, i licenziamenti di massa di scienziati ed esperti sono tasselli singoli di un mosaico ampio e ben organizzato, architettato a dovere per limitare quanto più possibile la diffusione di informazioni sul clima e per minimizzare conseguenze e pericoli del cambiamento climatico in corso.
Esperti e volontari provano a salvare i dati sul clima dall’oblio imposto da Trump
A rimetterci è anche l’informazione pubblica. All’inizio dell’estate, l’accesso al portale Climate.gov, della National oceanic and atmospheric administration (Noaa), uno dei siti sul clima più consultati su internet e principale piattaforma del governo degli Stati Uniti per le informazioni climatiche destinate al pubblico, è stato bloccato dall’amministrazione. Non una sorpresa, visto che il team che ci lavorava da anni, composto da una decina di climatologi, giornalisti e divulgatori, era stato già “sollevato dall’incarico”. Il sito riceveva quasi un milione di visitatori al mese, pubblicava dati verificati e modelli meteorologici, informazioni sulle condizioni di siccità e le emissioni di gas serra. Ma non solo. Era anche un archivio accessibile, che offriva serie confrontabili di parametri numerici e anni di ricerche sulla scienza del clima. Tecnicamente, il portale sarebbe ancora online, ma non sono più stati pubblicati aggiornamenti e alcune pagine risultano introvabili sul web. Sul Guardian si legge che il portale è stato “intenzionalmente sepolto” dal team di funzionari politici che ora gestisce la Noaa.
In questo panorama desolante, proprio come il mondo delle università sta cercando di resistere ai tagli dell’amministrazione federale, anche gli ex membri del team di Climate.gov stanno cercando soluzioni alternative. Molti si sono uniti da diverse parti degli Stati Uniti, in modo volontario, per lanciare Climate.us, un sito che dovrà essere, come da loro stessi dichiarato, “il successore di Climate.gov al di fuori del dominio federale, dove possiamo salvaguardare le informazioni sul clima dalle interferenze politiche”.
Il team sta lavorando per riportare in vita i contenuti del sito in una nuova organizzazione, con una missione ancora più ampia. “Il nostro obiettivo è quello di costruire una piattaforma duratura, indipendente e scientificamente rigorosa su cui il mondo possa fare affidamento per la comunicazione, l’educazione e l’impegno in materia di clima” si legge nella homepage. Saranno disponibili non solo interpretazioni e notizie di scienza del clima rivolte al pubblico, ma potrebbe anche iniziare a offrire direttamente servizi legati al clima, come l’assistenza ai governi locali nella mappatura dell’aumento del rischio di inondazioni dovuto al cambiamento climatico. L’iniziativa è guidata dall’ex caporedattrice di Climate.gov, Rebecca Lindsey che, ora disoccupata, offre il proprio tempo come volontaria insieme a tanti ex colleghi nel tentativo di trasformare Climate.us in un’organizzazione senza scopo di lucro finanziata con crowdfunding e sostenuta da organizzazioni come Multiplier ed Edgi.
Lindsey ha anche raccontato al Guardian che tutti i contenuti di Climate.gov sono ancora disponibili “se si sa dove cercare online”. Questo elemento l’ha convinta ancora di più a lavorare al nuovo progetto. “Si tratta di informazioni che i contribuenti hanno già pagato”, ha affermato Lindsey. “Questa amministrazione sta cercando di nasconderle e di portarcele via. È un abuso di potere e uno spreco di risorse. La gente dovrebbe indignarsi. Non è così che dovrebbe funzionare il governo”. Allo scetticismo di Trump, insomma, gli esperti di tanti settori provano a rispondere ancora una volta con la forza incontrovertibile della scienza.
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Giulia Assogna